Manuale ufficiale del Foreign Corruption Practices Act

Pubblicato un manuale "ufficiale" del Foreign Corruption Practices Act Americano

 

(Avv. Massimo Mantovani - General Counsel ENI)

 

La criminal division of the US Department of Justice (DoJ) e l´Enforcement Division of the US Securities and Exchange Commission (SEC) hanno pubblicato la "Resource Guide to the US Foreign Corrupt Practices Act (FCPA)".

La FCPA, che risale al 1977, è una normativa di riferimento internazionale in materia di repressione della corruzione; ciò al di là delle nota tendenza delle autorità americane ad estendere la loro giurisdizione anche su società che hanno poche o nessuna correlazione con gli US ma che comunque sono attive su un mercato globale.

La guida non è di per sé innovativa e neppure costituisce un´interpretazione vincolante per le due autorità. Nondimeno, aiuta a meglio comprendere alcuni aspetti applicativi ed interpretativi della normativa americana. A titolo esemplificativo interessanti sono le indicazioni, se pur abbozzate, al tema della definizione di pubblico ufficiale, alla non automatica responsabilità della controllante verso la controllata, ai "facilitation payment", al tema dei regali e delle spese di rappresentanza.

La guida ribadisce, inoltre, l´importanza dei sistemi di controllo aziendali in materia di lotta alla corruzione, confermando che devono rispondere a tre domande: 1) sono ben "disegnati´? 2) sono applicati in buona fede? e 3) funzionano?. Il tutto ovviamente in una logica ex ante e nella consapevolezza che i dipendenti infedeli purtroppo esistono.

Al riguardo, viene sottolineata l´importanza: i) di una regolazione specifica per ciascuna delle principali aree a rischio, identificate sulla base di una analisi di risk assessment sull´attivita aziendale, ii) di attente attività di due diligence, in particolare su interlocutori quali agenti, intermediari, partners in joint venture, controparti in attività di M&A, iii) dei programmi di formazione continua del personale (la prassi internazionale è peraltro quella di estendere tali programmi di formazioni ai fornitori di beni e servizi ed agenti e intermediari), iv) dell´inequivocabile messaggio del vertice aziendali in tema di inaccettabilità di condotte illecite, v) della gestione dei "campanelli" di allarme, quali le evidenze degli audit interni, le segnalazioni e la notizia dell´avvio di indagini delle autorità, vi) di efficaci attività di vigilanza periodica e vii) dell´applicazione di misure disciplinari (e azioni nei confronti delle controparti contrattuali ed altro, ad esempio la sospensione dall´albo fornitori) che risultano coinvolti in condotte illecite.

In sostanza si tratta di una buona guida, non risolutiva su alcuni dubbi interpretativi, ma che rappresenta un ulteriore strumento da utilizzare anche per una "revisione" periodica dei modelli aziendali adottati, delle interpretazioni date e del contenuto dei programmi di formazione specifica in essere in materia di lotta alla corruzione.

Questo è l´aspetto che più va sottolineato. Le autorità americane hanno inteso fornire uno strumento anzitutto per le aziende, in un´ottica di continua cooperazione e dialogo. Per chi opera nella realtà italiana è certamente un approccio innovativo.





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